Monumento Timone e la storia della Locusta

Nei pressi del porto militare della Guardia di Finanza è posto un monumento dedicato all’equipaggio della Locusta che affondò a causa di un forte temporale

Non tutti sanno che a ridosso della Caserma della Finanza, più precisamente in Piazza Martiri della Libertà, si trova un monumento a forma di timone, dedicato all’equipaggio della Locusta che, nella notte tra l’8 e il 9 gennaio 1896, affondò a causa di un forte temporale.

La Locusta arrivò sull’Alto Lago Maggiore il 9 marzo 1892 ed assieme ad altri due battelli era incaricata di svolgere il servizio di vigilanza al confine svizzero. Per l’occasione, costruirono a Cannobio una piccola darsena ed un’officina di manutenzione. Ancora oggi non è chiaro cosa sia successo nella notte tra l’8 e il 9 gennaio 1896 all’equipaggio composto da otto uomini della Regia Marina e quattro della Regia Guardia di Finanza. 

La prima tappa della Locusta, quella notte, fu Piaggio Valmara, dove il comandante della Guardia di Finanza e un milite sbarcarono.

Successivamente si persero le tracce della torpediniera. Si ipotizza che fosse diretta verso il promontorio di Maccagno oppure verso Poggio di Tronzano dove punta Cavalla crea una piccola insenatura. Purtroppo in mancanza di testimoni, prove e soprattutto del relitto non si ha la certezza delle tappe toccate dalla Locusta.

Dalle poche notizie giunteci, sappiamo che intorno a mezzanotte ci fu una forte tempesta che travolse l’equipaggio. L’allarme fu dato la mattina successiva, dopo che il finanziere di servizio notò che la torpediniera non era rientrata quella notte.

Le ricerche si mossero per molti giorni, senza trovare alcuna traccia e dopo aver scaglionato tutta la zona, le perlustrazioni furono sospese. 

Durante questi lunghi anni, molte organizzazioni e sommozzatori cercarono il relitto o qualche traccia che potesse ricondurli al luogo in cui giace la torpediniera.

Nel 2018, l’Associazione Sub Verbania afferma di aver trovato il relitto, grazie all’utilizzo di un sonar, a trecento metri di profondità e ricoperto di fango in una località vicino a Punta Cavalla.

Ancora oggi aleggia un’aura di mistero su questo sfortunato evento e di quella tragica vicenda ci resta il monumento su cui sono riportati i nomi dei dodici componenti dell’equipaggio, un modo per ricordarli per sempre. 

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