Il Museo Tattile di Scienze Naturali di Tarego Cheglio Viggiona: come è nato, perché e cosa ospita nel suo percorso
A Trarego, sull’Alto Lago Maggiore, si trova un museo davvero speciale, dove la visita non avviene solo con gli occhi, ma anche attraverso tutti gli altri sensi, con il tatto in particolare, data la possibilità di toccare tutti i materiali esposti.
L’idea di realizzare un museo tattile nasce dalla convergenza di intenti di tre soggetti: la Comunità Montana Alto Verbano, che aveva il desiderio di creare uno spazio in cui potessero essere raccolte e rappresentate, con finalità didattiche e turistiche, le principali peculiarità naturalistiche ed ambientali del territorio; la progettista, Elide Del Negro, studiosa e operatrice a livello scientifico nel campo dell’handicap visivo, che intendeva dar vita a un luogo in cui fosse possibile “vedere con le mani” e, quindi, sperimentare ed elaborare esperienze sensoriali, e il Comune di Trarego Viggiona che, con lungimiranza, ha messo a disposizione i locali della propria scuola elementare, chiusa da tempo, per questa inedita e pregevole proposta.
Alla realizzazione del progetto ha concorso con un importante finanziamento la Fondazione CARIPLO e hanno contribuito con entusiasmo gli abitanti di Trarego, Cheglio e Viggiona, coordinati dalla Pro Loco.
Il museo, istituito come museo civico a partire dal 2006, ospita persone e gruppi con e senza disabilità sensoriali e/o motorie, bambini, adolescenti, adulti e visitatori in genere interessati a conoscere, toccando con mano, gli ambienti ricostruiti.
Il percorso museale, che si snoda lungo gli oltre 200 mq. di superficie espositiva, si articola in diversi diorami, che propongono ricostruzioni di ambienti con l’utilizzo di piante vive e animali naturalizzati, oltre a oggetti ed elementi naturali quali rocce, frutti, bacche, legni, nidi, foglie…
Gli ambienti proposti sono: l’alpeggio, con strumenti e oggetti che parlano del rapporto uomo/ambiente in territorio montano; l’alveare con i suoi strumenti e prodotti; l’alta quota con gli animali e la vegetazione caratteristica e campioni delle rocce più significative che formano le nostre montagne; la foresta di conifere, con il profumo e le sensazioni delle piante resinose locali; il bosco collinare, con faggi, castagni, e una moltitudine di animali, dalla volpe, al tasso, ai diversi uccelli diurni e notturni; e infine il canneto con la sua vegetazione e fauna particolare.
Accanto alle sensazioni tattili, sono stimolate anche percezioni olfattive e uditive, con sottofondo sonoro che propone i suoni della natura e degli animali.
Come mascotte del museo è stato scelto un gufo, oltre che per l’aspetto naturalmente simpatico e buffo, perché si presta anche a un chiave di lettura legata alle finalità del museo: è, infatti, un uccello che si muove nella notte, in condizioni in cui la vista è messa in difficoltà, a vantaggio degli altri sensi (è noto che il gufo ha un udito straordinario).
Il nostro gufo strizza un occhio, porgendo così un invito ai visitatori: “Provate anche voi a chiudere un occhio, e magari anche tutti e due; riuscirete ugualmente a scoprire nel nostro museo la bellezza della natura”.
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